giovedì 28 febbraio 2008

Lettera aperta al Trentino

Ecco l'ultima bozza, pronta per la pubblicazione sulle colonne del Trentino. Speriamo vi piaccia. Luca e Mancio

Cari amici,

Ci fu un tempo per le famiglie di mezzo mondo in cui bastava l’annuncio di un figlio diciottenne per gettare nello sconforto i genitori: “Mamma, papà... Voglio fare il giornalista”. Erano gli anni in cui i bravi ragazzi si trovavano un lavoro onesto o seguivano le orme di papà nella fabbrichetta, anni dove bastava passare vicino alla redazione di un quotidiano per sentire il puzzo stantio di nicotina e caffè, vedere le facce stralunate e felici di uomini eroici che anche quella sera erano riusciti a chiudere il numero, che ci erano riusciti nonostante il sonno, la fisiologica carenza di ispirazione, lo stipendio “non proprio da dirigente”, il redattore carogna... Erano anni di coraggio e di indagini rischiose, anni dove la mafia e il potere ti ammazzavano per una controinchiesta fatta con tutti i crismi.
L’atmosfera che si respira ora nel giornalismo, italiano soprattutto, è ben diversa. La free-press, gli editori danarosi e le leggi antifumo hanno fatto piazza pulita di quel tempo e di quell’aria di verità, di polvere e informazione.
I giornalisti di oggi sono costretti a scrivere della facoltà di Sociologia di Trento e del fatto che non ci sono più i sociologi cattivi di una volta, che dall’Eskimo si è passati all’iPod, che – via diciamocelo – le mezze stagioni sono scomparse, che le ventimila lire di un tempo son due monete di adesso e via discorrendo. Qualsiasi cosa pur di riempire una pagina scarsa, si dovessero snocciolare tutti i luoghi comuni di questo mondo.
Sono passati quarant’anni da quel 1° febbraio del 1968 in cui i ragazzi occuparono la facoltà, dopo un’assemblea notturna... E l’aria che si respira oggi è sicuramente diversa.
Alcuni di noi se ne sono accorti dalle piccole cose. L’Università nella quale si esercitava il pensiero razionale adesso venera il dio Credito e invita il Papa per fare penitenza, crea improbabili “figure professionali” anziché trasmettere cultura, punta alla quantità (di laureati, di nozioni aride e spesso inutili) anziché alla qualità. L’Università, il luogo dove la contestazione ebbe inizio, è diventato il luogo di un indottrinamento volgare, di nozionismo esasperante, di alienazione.
Ma non è solo colpa del sistema balordo dell’università italiana. Persino nella facoltà di sociologia più vecchia d’Italia ci troviamo tutti i giorni di fronte ad una didattica sclerotizzata, ad un’incessante cantilena che ripete sempre gli stessi nomi e gli stessi argomenti mentre il mondo, con i suoi incontri e scontri di persone, resta fuori dal bianco edificio di piazza Venezia: ci si deve attenere alla prassi, alla teoria, all’autorità.
Alcuni di noi sono stanchi della penosa tiritera lezioni-studio-esame che non lascia spazio alla coscienza critica, ché la critica sta alla base della fantasia e tutto-questo-non-va-bene.
Alcuni di noi, sociologi e non, sono esasperati da un sistema che vede gli studenti come manodopera embrionale, come un esercito di esserini depensanti pronti a fare carriera sbranando il capo-ufficio o a diventare carne da macello a progetto. Alcuni di noi sono schifati dalle rivoluzioni annunciate che diventano riforme e che si trasformano in “aggiustamenti”.

E allora, cari giornalisti-lavoratori, provate a non rimpiangere i vecchi contestatori e a riconoscere i nuovi dietro agli iPod e ai portatili, provate a combattere il luogo comune che per fretta, pigrizia o impotenza alberga in voi.
Provate a cambiare, come stiamo provando a fare noi.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

BELLO

Anonimo ha detto...

voto 10!!!per me va benissimo!!! MERY

Anonimo ha detto...

ottimoooo!!!!!!e ora ai giornali!!!ingrid

Anonimo ha detto...

clap clap clap!
ottimo lavoro!

Paci

Ele ha detto...

Perfetto!si si si..bel lavoro!

Anonimo ha detto...

Applaudo e faccio tanto di cappello!
Bell'articolo, fine, educato e pungente al punto giusto.
E quando verrà pubblicato, propongo ammazzasociologi della vittoria ^_^!!

Martina
..quella del I anno

Anonimo ha detto...

l'edificio non è bianco, è verdino. davvero, fateci caso.

Anonimo ha detto...

bello! complimenti agli autori.

Anonimo ha detto...

bello!!

ma va pubblicatoooooooooooo

lo voglio leggere su un giornaleeeeeeeeeeee

Francesca