Ecco l'ultima bozza, pronta per la pubblicazione sulle colonne del Trentino. Speriamo vi piaccia. Luca e Mancio
Cari amici,
Ci fu un tempo per le famiglie di mezzo mondo in cui bastava l’annuncio di un figlio diciottenne per gettare nello sconforto i genitori: “Mamma, papà... Voglio fare il giornalista”. Erano gli anni in cui i bravi ragazzi si trovavano un lavoro onesto o seguivano le orme di papà nella fabbrichetta, anni dove bastava passare vicino alla redazione di un quotidiano per sentire il puzzo stantio di nicotina e caffè, vedere le facce stralunate e felici di uomini eroici che anche quella sera erano riusciti a chiudere il numero, che ci erano riusciti nonostante il sonno, la fisiologica carenza di ispirazione, lo stipendio “non proprio da dirigente”, il redattore carogna... Erano anni di coraggio e di indagini rischiose, anni dove la mafia e il potere ti ammazzavano per una controinchiesta fatta con tutti i crismi.
L’atmosfera che si respira ora nel giornalismo, italiano soprattutto, è ben diversa. La free-press, gli editori danarosi e le leggi antifumo hanno fatto piazza pulita di quel tempo e di quell’aria di verità, di polvere e informazione.
I giornalisti di oggi sono costretti a scrivere della facoltà di Sociologia di Trento e del fatto che non ci sono più i sociologi cattivi di una volta, che dall’Eskimo si è passati all’iPod, che – via diciamocelo – le mezze stagioni sono scomparse, che le ventimila lire di un tempo son due monete di adesso e via discorrendo. Qualsiasi cosa pur di riempire una pagina scarsa, si dovessero snocciolare tutti i luoghi comuni di questo mondo.
Sono passati quarant’anni da quel 1° febbraio del 1968 in cui i ragazzi occuparono la facoltà, dopo un’assemblea notturna... E l’aria che si respira oggi è sicuramente diversa.
Alcuni di noi se ne sono accorti dalle piccole cose. L’Università nella quale si esercitava il pensiero razionale adesso venera il dio Credito e invita il Papa per fare penitenza, crea improbabili “figure professionali” anziché trasmettere cultura, punta alla quantità (di laureati, di nozioni aride e spesso inutili) anziché alla qualità. L’Università, il luogo dove la contestazione ebbe inizio, è diventato il luogo di un indottrinamento volgare, di nozionismo esasperante, di alienazione.
Ma non è solo colpa del sistema balordo dell’università italiana. Persino nella facoltà di sociologia più vecchia d’Italia ci troviamo tutti i giorni di fronte ad una didattica sclerotizzata, ad un’incessante cantilena che ripete sempre gli stessi nomi e gli stessi argomenti mentre il mondo, con i suoi incontri e scontri di persone, resta fuori dal bianco edificio di piazza Venezia: ci si deve attenere alla prassi, alla teoria, all’autorità.
Alcuni di noi sono stanchi della penosa tiritera lezioni-studio-esame che non lascia spazio alla coscienza critica, ché la critica sta alla base della fantasia e tutto-questo-non-va-bene.
Alcuni di noi, sociologi e non, sono esasperati da un sistema che vede gli studenti come manodopera embrionale, come un esercito di esserini depensanti pronti a fare carriera sbranando il capo-ufficio o a diventare carne da macello a progetto. Alcuni di noi sono schifati dalle rivoluzioni annunciate che diventano riforme e che si trasformano in “aggiustamenti”.
E allora, cari giornalisti-lavoratori, provate a non rimpiangere i vecchi contestatori e a riconoscere i nuovi dietro agli iPod e ai portatili, provate a combattere il luogo comune che per fretta, pigrizia o impotenza alberga in voi.
Provate a cambiare, come stiamo provando a fare noi.
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9 commenti:
BELLO
voto 10!!!per me va benissimo!!! MERY
ottimoooo!!!!!!e ora ai giornali!!!ingrid
clap clap clap!
ottimo lavoro!
Paci
Perfetto!si si si..bel lavoro!
Applaudo e faccio tanto di cappello!
Bell'articolo, fine, educato e pungente al punto giusto.
E quando verrà pubblicato, propongo ammazzasociologi della vittoria ^_^!!
Martina
..quella del I anno
l'edificio non è bianco, è verdino. davvero, fateci caso.
bello! complimenti agli autori.
bello!!
ma va pubblicatoooooooooooo
lo voglio leggere su un giornaleeeeeeeeeeee
Francesca
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