martedì 21 ottobre 2008

Martedì 21 OTTOBRE ORE 10:00

DAL 3+2 AL 3x2: L’UNIVERSITA’ IN SALDO: NON PAGHEREMO NOI LA CRISI!

Dramma in due atti

COMITATO NO GELMINI – TRENTO

FAC. SOCIOLOGIA Martedì 21 OTTOBRE ORE 10:00

PIAZZA VENEZIA. TRENTO


La storia della scuola italiana negli ultimi dieci anni vede un lento susseguirsi di manovre restrittive per ciò che riguarda la spesa nel comparto educativo a tutti i livelli, manovre bipartisan che hanno il loro apice con quello che chiameremo il dramma in due atti, recitato dal trio Tremonti/Gelmini/Brunetta. Un dramma che coinvolge la formazione (scuole elementari, medie e superiori) e che non lascia indenne l'università, nemmeno quella trentina.

Atto primo - I tagli

La principale fonte di finanziamento statale nei confronti dell’Università è il Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), che si compone di due parti: la quota base e la quota di riequilibrio, la quale acquista sempre maggiore rilevanza. Fra i vari indicatori vi è il “costo standard unitario per studente in corso”. Ovvero: maggiore è la percentuale di student* in corso, maggiori sono i finanziamenti che quell’Ateneo riceve.

I tagli operati dai ministri Tremonti e Gelmini agiscono su due fronti: da un lato, il blocco del turnover dei docenti dall’ 80% al 50% dal 2009 al 2013, con un passivo per la scuola pubblica nel suo complesso stimato in oltre 100.000 unità.

Dall’altro lato, i tagli in finanziaria del FFO – un taglio del 20% per circa un miliardo e 450 milioni di euro nel prossimo quinquennio – andranno a far lievitare tasse universitarie e ridurre l’offerta formativa e fondi per la ricerca. Un vero salasso per l’università italiana, pesantemente sottofinanziata: la quota italiana del PIL destinata all’Università è fortemente al di sotto della media europea (0,9 % contro 1,3% della media UE), e lo stesso vale per la spesa totale destinata alla ricerca (1,09% contro 2,26% della media UE).

Atto secondo - Le fondazioni

La finanziaria 2009-2011 dà la possibilità alle università statali di costituirsi in enti di diritto privato tramite fondazioni, perseguendo così un vecchio adagio di tutti i governi Berlusconi (e non solo): l’aziendalizzazione e la privatizzazione dall’esistente, sulla base delle esigenze di flessibilità del mercato.

E' evidente come la riforma posta in essere non tenti di delineare un progetto alternativo di Università pubblica, ma rappresenti semplicemente una dismissione dell'Università stessa attraverso un'ulteriore precarizzazione della ricerca, che trova nelle fondazioni private (o miste con forte partecipazione provinciale) il salto fra le braccia di quegli stessi privati che non hanno mai avuto né hanno tutt’ora interesse ad investire nella formazione e nella ricerca di base.

La trasformazione dell’Università in fondazione, unita ai tagli apportati ai finanziamenti comporterebbe:

- lo svilimento della ricerca di base a favore della ricerca applicata;

- il restringimento della sfera d’autonomia per docenti, ricercatori e ricercatrici per quel che riguarda l’ambito di ricerca;

- l'impossibilità, data dal blocco del turn over, per ricercatori/trici e dottorand* di accedere alla carriera accademica;

- la riduzione dell'offerta formativa all'interno dei corsi di studio;

- possibili aumenti delle tasse universitarie;

- la riduzione della formazione post-laurea (assegni di ricerca, borse di dottorato, ecc);

- la precarizzazione dei posti di lavoro all'interno dell'ateneo (come ad esempio, il mancato rinnovo di 30 dei 39 contratti del personale Cial, la riduzione del personale tecnico amministrativo, ecc.).

Perchè non siano la formazione, l'università e la ricerca a pagare la crisi economica, iniziamo una mobilitazione dal basso di precari*, student*, dottorand*, ricercatrici/tori, docenti, insegnanti, maestr*, genitori e personale tecnico-amministrativo.


P.s. A chi può servire ecco il volantino.



1 commento:

Unknown ha detto...

http://ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_791117518.html